Un riassunto della vita di Elise
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Élise Bisschop è una giovane morta a 38 anni in Francia, a Mailly-le-Château, un paesino della Borgogna, nel 1964. Dal 2015 è in corso nella diocesi di Sens e di Auxerre la causa di beatificazione.
La famiglia Bisschop viveva a Parigi. Il padre, René, aveva participato attivamente alla Grande Guerra ed era tornato a casa con la salute rovinata dal gas mostarda e dagli stenti di mesi trascorsi nel freddo e nell’umidità. Negli anni ’20 i Bisschop si trasferirono a Trucy-sur-Yonne dove, grazie a delle rendite, poterono riprendere una vita familiare unita e ben agiata in una azienda agricola, distante tre chilometri da Mailly-le-Château.
Élise vide la luce il 31 maggio 1925, nel giorno solenne della Pentecoste. Circondata dalla fede profonda dei genitori e da una splendida natura, l’anima della ragazzina divenne un luogo di sintesi tra natura e fede: ogni sguardo sulle cose create era una scoperta e un appello all’amore assoluto.
In una delle sue poesie, composte dall’età di tredici anni, Elise riferisce d’una grazia particolare ricevuta quando era ancora piccola: la gioia. Una gioia limpida e piena del dono di sé che sarà il marchio distintivo di tutta la sua vita. Due anni dopo Élise, nacque l’unico fratello, Pierre.
Arrivata a Mailly con la sua famiglia nel 1935, Élise conquistò la fiducia degli abitanti con il suo sorriso indefettibile. Ed è proprio in quel luogo in cui lasciò un tale esempio di vita cristiana, che si è voluto introdurre la causa di beatificazione.
Man mano che le malattie di Élise venivano a conoscenza di tutti, cresceva nella popolazione la stima per l’esempio di gioia cristiana dato dalla giovane. Nonostante le operazioni e le cure mediche, i problemi respiratori di Élise peggioravano. Élise non poteva giocare con le altre bambine nel cortile della scuola durante l’inverno e non poté neanche continuare gli studi, sebbene fosse la più brava della classe.
Nel secondo dopoguerra, mentre tutte le sue amiche, sposandosi, si allontanavano dalla parrocchia, Élise ne rimase il pilastro, come aveva fatto per tutti quegli anni. Vista la sua grande fede il parrocco l’invitò ad insegnare il catechismo ai bambini.
Fu nell’ambiente del catechismo e dell’apostolato della gioventù femminile che il sorriso di Élise si impresse nei cuori per riapparire quasi cinquant’anni dopo la sua morte. Non misurò mai sforzi e fatiche per indicare a tutti, come meglio poteva, il cammino del Signore, la via della Croce e della gioia vera.
Nel 1951 morì l’amato padre che, con i suoi quadri, aveva dato molta gioia alla famiglia e al paese intero. Alle fine degli anni Cinquanta, Élise venne in contatto con delle Suore Domenicane di vita apostolica. Nell’ottobre 1962, dopo un tempo di discernimento – necessario anche per convincere sua madre preoccupata di proteggere la salute della figlia – poté finalmente entrare come terziaria nell’Ordine Domenicano. Emise i voti religiosi a Lourdes durante il pellegrinaggio annuale del Rosario, organizzato dai Padri Domenicani.
Gli ultimi anni della vita di Élise furono un vero calvario: il corpo perdeva sempre più le forze di fronte alle malattie. Neanche il ricovero in un ospedale di Parigi riuscì a cambiare la situazione sempre più disperata. Anche la madre era malata di cuore. Chi delle due avrebbe lasciato la terra per prima? L’amore che Élise aveva sempre nutrito per il mese di aprile, con il suo mistero di morte e di risurrezione, divenne un’offerta di tutti i giorni.
Nel marzo 1964 Élise fu di nuovo ricoverata all’ospedale di Auxerre. La madre veniva a trovarla regolarmente. Il giorno della sua morte, il giovedì dopo l’ottava di Pasqua 1964, Élise chiese a sua madre di non lasciarla perché, disse, Stasera me ne vado. E fu proprio nelle braccia della madre che spirò verso le sei del pomeriggio. Una pace profonda e la consapevolezza di non esser degna di mia figlia rimasero nel cuore della madre.
Il 13 aprile, quattro giorni dopo la morte, vari sacerdoti che avevano conosciuto Élise celebrarono i funerali. Nell’omelia uno di loro citò delle frasi tratte da lettere che Élise gli aveva scritto. L’omelia finì sulla prima pagina del giornale della parrocchia vicina sotto il titolo Una santa di casa nostra.
Nel 2006 una parrocchiana di Mailly-le-Château parlò di Élise al nuovo vicario.
Nel 2010 venne ritrovato l’articolo sui funerali mentre le lettere manoscritte furono riscoperte in un cartone al vescovado nel 2016, un anno dopo la decisione di aprire la causa di beatificazione. La causa fu ufficialmente aperta il primo maggio 2017.
Come diceva don Bochin, cappellano della Fraternità dei Malati :
Alla scuola del suo Signore Élise ha imparato ad amare e diffondere la gioia. E’ questo il segreto del suo irradiamento.
Che questi poemi e i canti brillino come una stella sulla nostra terra e ci indichino la direzione del cammino.
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